La ruota (del Dhamma) gira
Quando dico che sono moderatamente buddhista, intendo innanzitutto dire che culturalmente e filosoficamente sono d'accordo con i principi fondamentali del buddhismo, ovvero le Quattro Nobili Verità.
Il dolore (dukkha) è inerente alla vita; ciò riguarda anche i momenti di soddisfazione e di serenità, in quanto essi stessi sono impermanenti.
Il dolore non è colpa del mondo, del destino o di una divinità, né avviene per caso. Ha origine all'interno di noi, essendo spinti dalla brama di ricercare la felicità in ciò che è transitorio.
Per poter sperimentare la fine del dolore, bisogna abbandonare l'attaccamento, l'ingannevole scala di valori secondo cui ciò che è temporaneo è più desiderabile.
Esiste un percorso pratico da seguire per emanciparsi dal dolore, ovvero l'Ottuplice Sentiero (retta visione, retta intenzione, retta parola, retta azione, retta sussistenza, retto sforzo, retta consapevolezza, retta concentrazione).
Che dire degli aspetti propriamente soprannaturali del buddhismo, come il sistema del karma o il ciclo delle rinascite? C'è una corrente crescente di quello che possiamo chiamare generalizzando “buddhismo occidentale” che si basa principalmente sulla scuola Theravāda (in poche parole, quella che si basa sul Canone Pali e si concentra maggiormente sul Buddha storico e sui suoi insegnamenti). Questa corrente occidentale si concentra sull'aspetto più laico del buddhismo, come la meditazione mindfulness e sugli aspetti in cui le neuroscienze e il buddhismo convergono, come il non-sé (anattā). In Asia invece, è fondamentale essere chiari, il buddhismo è una religione a tutti gli effetti. Anche nei paesi dove la tradizione Theravāda è maggioritaria, cioè il sud-est asiatico e lo Sri Lanka, ci sono riti, divinità locali, benedizioni, etc etc.. In Europa e America invece, fuori quindi dalle sue zone storiche, il buddhismo prende sfumature più laiche. Personalmente, tendo a disinteressarmi della parte devozionale; non la sottovaluto ma non mi interessa.
Da quando l’ho studiato all'università, ho sempre avuto un interesse per il buddhismo, in particolare appunto per quello della tradizione Theravāda. In poche parole, le varie scuole Mahāyāna hanno reso popolare il buddhismo con i bodhisattva, la devozione, le preghiere, i paradisi etc. etc. e non il nirvana come meta privilegiata. Con il Mahāyāna, il buddhismo diventa una religione più popolare. Il Theravāda, invece, si concentra maggiormente sulla salvezza personale, cioè sull'interruzione di quello che in modo un po’ pressapochista viene chiamato “ciclo delle rinascite” attraverso il raggiungimento del nirvana.
Io tendo a seguire i Cinque Precetti, che sono il sistema di moralità di base per i laici buddhisti:
Non uccidere né gli esseri umani né tutti gli altri animali.
Non rubare e prendere il non dato.
Astenersi da una condotta sessuale immorale (definita dagli insegnanti moderni con termini quali responsabilità sessuale e impegno a lungo termine).
Astenersi da falsità pronunciate o commesse con l'azione, così come discorsi maligni e pettegolezzi.
Astenersi da intossicazioni da alcol o droghe (questo è il precetto che seguo di meno, perché ogni tanto mi piace bere una buona birra o un cocktail).
Sono una di quelle persone che pensano che la morale non sia incisa sul marmo della nostra coscienza ma sia piuttosto una costruzione frutto dell’evoluzione, una convenzione per vivere nella società. Ogni mattina mi alzo consapevole che la vita è sofferenza, ma decido che vale la pena di essere un membro della società comportandomi in modo rispettabile nei confronti degli altri esseri umani e di tutti gli altri esseri viventi. Il buddhismo mi aiuta in questo.